StorieYoga

Paolo Cognetti: le mie 8 montagne piene di Yoga

Come in montagna e nello yoga osserviamo il nostro corpo: lo ascoltiamo, lo conosciamo meglio e superiamo i nostri limiti.

di Mario Raffaele Conti e Elia Perboni

 

Ormai entrato alla ribalta del panorama degli autori letterari di successo, Paolo Cognetti, autore di Le Otto Montagne (vincitore del premio Strega 2017) che è diventato un film di altrettanto successo, trionfatore anche al festival di Cannes.

 

Paolo, ha inserito lo yoga nella sua esperienza di ricerca interiore non solo praticando in maniera consapevole e continua la disciplina , ma anche organizzando un ritiri yoga , pranayama meditazione, asana, passeggiate e le letture scelte e lette, assieme a Monic Mastroianni, f sua insegnante e fondatrice di Yogamilan: ultimo e dal titolo evocativo Il silenzioso respiro della montagna.

 

Perché la lettura e la scrittura sono la pratica più importante del mondo spirituale di Paolo: «La mia mattina in particolare è molto rituale», ci spiega. «Mi piace scrivere appena sveglio, è il mio momento preferito della giornata: mi alzo, faccio il caffè e lavoro per un paio d’ore. Uso la parola “lavoro” per semplicità, ma in realtà scrivere un racconto – che è quello che faccio di solito – ha più a che fare con la meditazione. O con l’ipnosi, l’auto-ipnosi, un’allucinazione indotta, qualcosa del genere. Forse per questo lo faccio appena sveglio, è un sogno a occhi aperti. Poi esco con Laki, il mio cane. Se siamo a Milano andiamo al parco, se in montagna andiamo a camminare. E si può dire che la parte creativa della mia giornata sia finita, perché poi mi occupo di cose pratiche, come sto facendo adesso. Se, per qualche impegno, questa parte della giornata salta, non sto tanto bene. Mi innervosisco. Funziona così da vent’anni ormai…».

 

Il significato di Montagna

Dice della montagna lo scrittore: «È un luogo dalla forte spiritualità, un santuario per alcuni di noi, e non credo di sbagliarmi nel dire che a volte si va in montagna per pregare. Personalmente, preferisco andare in montagna da solo e all’avventura. Su sentieri nuovi, che non ho mai percorso. L’esperienza dell’esplorazione e il senso di meraviglia che mi dà».

C’è modo e modo di andare in montagna e ognuno ha il suo. C’è chi aspira alla vetta e chi ama il cammino. Cognetti ha trovato una terza via. La sua: «Ho il mio ritmo che è “casa mia”: posso trovare casa camminando. Semplicemente stando lì nella fatica: gambe, polmoni, cuore. Ed è una casa che viene sempre con me perché non importa che io sia sulle Alpi o in Alaska o in Himalaya, su ogni sentiero di montagna la ritrovo. Credo sia per questo che, quando ho cominciato a praticare yoga (verso i 40 anni, ndr), mi sono trovato subito bene».

Ma qual è il momento più vicino allo yoga del suo andare in montagna? «In montagna e nello yoga osserviamo il nostro corpo, lo ascoltiamo, lo conosciamo meglio, e a volte il corpo ci sorprende per quello che riesce a imparare, per come supera i limiti che credevamo avesse. Il mio corpo in montagna ringiovanisce, diventa agile, è una trasformazione che notano le persone che mi vogliono bene. Credo sia perché ho imparato la montagna da bambino».

 

 

 

 

 

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