
I nodi della mente
Klesha (dal sanscrito “afflizioni” o “ostacoli”) sono i principali fattori che turbano la mente e impediscono il raggiungimento della liberazione spirituale (moksha) nello yoga. Affrontare e conoscere i klesha sono, in un certo senso il vero yoga
Secondo gli Yoga Sutra di Patanjali ( Yoga Sutra II.3 ) i Klesha sono all’origine delle Vrtti (i vortici mentali). In particolare, i Klesha influenzano e condizionano le fluttuazioni della mente, generando pensieri, emozioni e schemi mentali che creano confusione e sofferenza.
Sono cio ‘che non ci permette di coltivare con dedizione quella capacità di vivere l’istante con una consapevolezza che non può essere turbata dai preconcetti sul passato o dalle proiezioni sul futuro.
I 5 Klesha secondo Patanjali
All’inizio del secondo capitolo degli Yoga Sutra di Patañjali, dedicato alla sādhanā (pratica), il testo rivela che all’origine dei vortici della mente (vrtti) ci sono cinque matrici che ne condizionano l’orientamento. Queste matrici si chiamano Klesha e inducono sofferenza condizionando le azioni, le scelte di vita e l’orientamento dei processi mentali.
1. Avidya (Ignoranza spirituale)
La prima delle cinque è Avidya, una condizione interiore di non conoscenza. Non si tratta di ignoranza intellettuale, ma della confusione tra il reale e l’irreale, il permanente e l’impermanente. È l’incapacità di vedere la realtà per ciò che è, che porta a identificarsi con l’ego e a perseguire piaceri effimeri. Avidya è la radice degli altri quattro Klesha.
2. Asmita (Egoismo o senso dell’Io)
Asmita nasce dalla confusione tra il vero Sé e l’ego. Porta alla sopravvalutazione del proprio io e all’identificazione con i propri pensieri e ruoli sociali. Questa matrice alimenta l’egocentrismo e impedisce una visione chiara e serena.
3. Raga (Attaccamento)
Raga è l’attaccamento a esperienze piacevoli e il desiderio di ripeterle. Questo attaccamento genera dipendenza e crea instabilità emotiva, poiché si è sempre alla ricerca di gratificazioni esterne.
4. Dvesha (Avversione)
Dvesha è l’opposto di Raga. Si manifesta come repulsione verso esperienze spiacevoli o dolorose. Questo Klesha genera paura, rabbia e conflitto interiore, spingendoci a evitare il dolore a tutti i costi.
5. Abhinivesha (Paura della morte)
Abhinivesha è l’attaccamento alla vita e la paura della morte. È un istinto radicato profondamente in ogni essere vivente e genera insicurezza e ansia. Anche i saggi possono essere influenzati da questo Klesha.
Come superare i Klesha nello yoga
Il percorso yogico per superare i Klesha non è una via rapida né priva di ostacoli, ma un cammino profondo e trasformativo che richiede dedizione, consapevolezza e compassione verso se stessi.
1. Abhyasa (Pratica costante)
Superare i Klesha richiede una pratica costante e disciplinata. Non si tratta solo di eseguire asana ogni giorno, ma di portare la consapevolezza in ogni gesto. Ad esempio, dedicare ogni mattina dieci minuti alla meditazione sul respiro può aiutare a osservare i propri pensieri senza giudizio, creando uno spazio di calma e chiarezza.
2. Vairagya (Non attaccamento)
Imparare il distacco non significa rinunciare ai piaceri della vita, ma sviluppare la capacità di godere senza dipendere. Ad esempio, se durante la pratica di yoga si riesce a mantenere una postura impegnativa, si può riconoscere il piacere di quel momento senza attaccarsi al risultato o desiderare di replicarlo ogni volta. Questo atteggiamento può estendersi alla vita quotidiana, accettando le esperienze così come sono, senza eccessivi desideri o avversioni.
3. Dhyana (Meditazione e consapevolezza)
La meditazione è uno strumento essenziale per dissolvere i Klesha. Un esempio pratico è la meditazione sulla consapevolezza delle emozioni: quando emergono rabbia o paura (legati a Dvesha e Abhinivesha), osservarle senza identificarvisi permette di ridurre il loro potere. Anche semplici esercizi di scansione corporea possono aiutare a riconnettersi con il corpo e sciogliere le tensioni accumulate.
4. Svadhyaya (Auto-studio e introspezione)
Lo studio dei testi sacri e l’introspezione sono fondamentali per comprendere le proprie dinamiche interiori. Un praticante può dedicare del tempo a leggere gli Yoga Sutra o altri testi ispiranti e poi riflettere su come i Klesha si manifestano nella propria vita. Tenere un diario di pratica può essere uno strumento potente per notare i propri progressi e le aree che richiedono maggiore attenzione.
Un percorso di crescita personale
Ogni individuo avanza nel percorso yogico secondo i propri tempi e capacità. Non esistono risultati immediati, ma piccoli cambiamenti quotidiani che, nel tempo, portano a una maggiore serenità e consapevolezza. Ad esempio, una persona che tende a reagire impulsivamente alle critiche potrebbe, attraverso la pratica costante, imparare a osservare quella reazione e scegliere risposte più equilibrate.
Accogliere i propri limiti con compassione è già un passo importante verso la liberazione dai Klesha. Lo yoga ci invita a esplorare le profondità del nostro essere con gentilezza, ricordandoci che la trasformazione è un viaggio e non una meta.
Conclusioni
Klesha sono ostacoli profondi che influenzano la nostra mente e il nostro comportamento. Comprenderli e lavorare su di essi attraverso la pratica yogica permette di avvicinarsi alla liberazione e di vivere con maggiore consapevolezza e serenità.
Affrontare i Klesha non è un processo immediato, ma un percorso di crescita e trasformazione interiore che conduce alla pace e all’equilibrio.
Libro
Yoga e Klesha – Le afflizioni mentali e il metodo yoga che rimuove la sofferenza – Negli yogasutra di Patanjali e nella filosofia classica indiana. Di Cristina Biogli, Sergio Busi
