MitologiaSaggezza

Lakshmi, la Dea dell’Abbondanza

di Gianni Da Re Lombardi

disegno di Luca Gelosa

 

Si può non amare una dea il cui nome deriva da “buon segno”, significa “fortuna” e i cui appellativi sono “bella” e “benevolente”? Lakshmi è la dea ideale. È la dea della ricchezza, abbondanza, fortuna, fertilità, generosità, bellezza e coraggio. In più è madre di Kamadeva, il dio dell’amore e del piacere sessuale. Sposa di Vishnu e for­za creatrice dell’Universo, Lakshmi viene rappresentata simbolicamente da una stella ottagonale, formata da due quadrati incrociati a 45 gradi. I vertici indicano le otto manifestazioni della dea, ognuna con diversi ruoli, tutti relativi a benevolenza, fortuna e abbondanza: Grande Lakshmi, poi dea dell’opulenza, dell’oro, dell’agricoltura, della fertilità animale, del coraggio, della vittoria in battaglia e sulle difficoltà della vita, infine delle arti e delle scienze. Lakshmi rappresenta l’aspetto benigno della femminilità, la creazione di ricchezza, buona sorte e opulenza, la femminilità moltiplicatrice e inesauribile.

 

Ricchezza, anche di sapienza

Lakshmi è la personificazione della saggezza. Il suo fiore è il loto, su cui viene spesso rappresentata seduta. Il loto è una pianta di grandissima simbologia spirituale e filosofica perché nasce nel fango ma emerge alla luce, galleggiando sulla superficie dell’acqua. Nel caso di Lakshmi il loto indica anche che i frutti positivi della fortuna derivano dal lavoro, dalla perseveranza, da quel che è stato seminato nel passato, e anche dalla capacità di trasformare il potenziale del fango e dell’acqua in qualcosa di diverso, buono, bello e utile. Chi adora Lakshmi con sincerità e senza avidità verrà benedetto da ricchezza e successo. Il giorno più propizio per pregare Lakshmi è venerdì, giorno che anche nel calendario romano era dedicato a una divinità femminile, Venere.

 

La trasformazione dell’oceano di latte

Una delle leggende che riguardano Lakshmi è la zangolatura dell’oceano di latte, impresa che si rese necessaria per vincere i demoni che avevano conquistato l’Universo in seguito a un atto di arroganza di Indra. La zangola è uno strumento di uso comune nella civiltà agricola, dove è tradizione allevare bovini e animali da latte. Di origini antichissime, la zangola è un contenitore di legno alto, stretto e chiuso, con una specie di stantuffo il cui manico esce dal coperchio e va sollevato e abbassato ritmicamente per venti o trenta minuti circa, finché il burro non si separa dalla panna. L’attività della zangolatura era tradizionalmente riservata alle donne e nelle diverse tradizioni veniva svolto anche con altri sistemi, fra cui lo sbattimento di un contenitore oppure di un otre di pelle. Che avvenga con la zangola o attraverso lo sbattimento di un otre, l’attività è ricca di similitudini sessuali che nella civiltà agricola, dove tutti sono abituati ad assistere periodicamente agli accoppiamenti degli animali domestici e anche selvatici, non possono sfuggire. La zangola offre anche simbologie spirituali: la mutazione di una materia in un’altra, oltre alla trasformazione di un alimento altamente deperibile, il latte prodotto in sovrappiù, in un alimento più conservabile, il burro, soprattutto se successivamente chiarificato e trasformato in ghee. La lavorazione ha inoltre un aspetto magico, visto che dal liquido emerge materia solida.

 

L’arroganza che fa perdere la fortuna

A un certo punto della loro storia, gli dei erano stati abbandonati da Lakshmi a causa di un comportamento arrogante di Indra. Vishnu disse a Indra che sarebbe stato necessario estrarre dall’Oceano di latte i suoi tesori per riconquistare il favore di Lakshmi e far ritornare la prosperità nell’Universo. Gli dei, lavorando insieme, sbatterono l’oceano per mille anni, con pazienza ed energia. Finalmente i tesori dell’oceano, come il burro dopo tanto sbattimento nella zangola, cominciarono ad affiorare. Fra questi una bellissima donna in piedi su un fiore di loto (in modo analogo al mito della nascita di Venere). Si trattava della rinascita di Lakshmi che tornava tra gli dei assicurando loro buona fortuna e successo. Il senso della storia è che il successo e la prosperità si possono perdere per arroganza, ma si possono riconquistare con il lavoro e l’armonia.

 

Ti presento mia sorella

Lakshmi ha anche una sorella maggiore, spaventosa e laida, chiamata Alakshmi (la a iniziale in sanscrito, come nel greco, è privativa). Questa rappresenta la sfortuna e cavalca un asino. Talvolta Alakshmi assume la forma di un gufo e accompagna Lakshmi, indicando così l’arroganza e la stupidità che spesso accompagnano l’eccessiva fortuna. È interessante notare che il gufo e la civetta rappresentano saggezza e riflessione, ma anche il malaugurio, come nelle tradizioni europee. In India i templi dedicati unicamente a Lakshmi sono rari, perché in genere li condivide con Vishnu. Ciononostante, il culto di Lakshmi è estremamente diffuso e la sua immagine protettiva si trova in moltissime case.

 

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