Pratica con gentilezza
di Stefano Bettera
Fidatevi di voi
Più volte capita di chiedersi: “sto facendo bene?”, “come mai oggi non ho nessuna voglia di meditare?” oppure “sono stanco, ho già avuto una giornata intensa. Chi me lo fa fare di dedicare mezz’ora al cuscino quando potrei serenamente stare sul divano a guardarmi un bel film?”. È proprio qui che entra in gioco l’atteggiamento che caratterizza gli atleti paralimpici. Perché si tratta di un approccio che è dettato non dalla logica di vincere ma, al contrario, è originalità e forza d’animo, impegno, costanza, capacità di superare quelli che comunemente considereremmo limiti trasformandoli in stimolo e forza. La pratica funziona allo stesso modo. La pratica e la meditazione non sono una prestazione.
Nessun nemico da combattere
Nella pratica non c’è un avversario interno da battere e non occorre dimostrare di essere dei campioni di meditazione. Praticare non vuol dire diventare perfetti ma imparare a guardare alla vita in modo più autentico e gentile. Come è vero che un atleta necessita della giusta preparazione per partecipare a una gara, è anche vero che questa preparazione è solo un prerequisito, un facilitatore. Ciò che fa davvero la differenza è la tua unicità, la capacità di trovare una prospettiva originale, per relazionarti alle condizioni esterne e interne e arrivare in fondo alla gara.
Abbi fiducia nella capacità di sviluppare consapevolezza perchè non sei solo. La tua meditazione, infatti, non riguarda solo te e non è una gara con te stesso. La pratica riguarda tutti. Ha conseguenze dirette su tutto ciò che c’è intorno. Allo stesso modo è intrecciata con il successo e le cadute di tutti quelli che stanno percorrendo e hanno percorso questo sentiero prima.
I dubbi sono il percorso
Ecco perché diventa importante partire col piede giusto e comprendere gradualmente quelle che sono le resistenze, i punti di caduta oppure cosa ci dà maggiore entusiasmo e ci facilita. Se non si riesce a trovare un equilibrio in uno stato di normalità, diventerà ancora più difficile in condizioni di estrema avversità. Quando la vita entra come un fiume e scompiglia tutti i programmi, quella è l’occasione di vedere con lucidità come tutte le resistenze o aspettative sono il più delle volte meccanismi che allontanano dal momento presente. Nel tempo ci saranno sempre momenti di scoraggiamento o perplessità. Ma anche quei momenti diventeranno parte della pratica. Materiale su cui lavorare.
Ostacoli comuni e consigli per superarli
- Autocritica
Quando iniziamo la meditazione, è fin troppo comune giudicare noi stessi. Anche se è impulso naturale, non è utile. Ricorda, lo scopo della meditazione non è quello di entrare in uno stato di beatitudine o di eliminare tutti i pensieri. È semplicemente essere presente con quello che sta succedendo in questo momento, qualunque cosa sia. Prova a lasciar andare ogni giudizio. Tutti noi abbiamo la capacità per la chiarezza, la calma e la consapevolezza.
- Sonnolenza
Molte persone provano sonnolenza quando cercano di meditare. Questo può essere perché la mente è sovrastimolata, o può essere perché il corpo ha bisogno di un po‘ di riposo. Prova la meditazione camminata. Invece di usare il respiro come un’àncora per l’attenzione, ascolta i suoni.
- Irrequietezza
Siamo così abituati a tenere la mente occupata in qualche faccenda che la meditazione può sembrare noioso. Prova a concentrarti sulle sensazioni molto particolari, come l’espirazione. Puoi anche cercare di controllare il respiro, inspirando più brevemente e espirando più a lungo.
- Dolore fisico
Si può sentire dolore quando si inizia a praticare la meditazione per periodi più lunghi. Un malessere fugace nelle gambe, o piccoli crampi o dolori della schiena. Qualunque cosa sia, prova semplicemente a notarla e accettarla. È una sensazione e alla fine passerà. Se persiste, prova a dirigere l’attenzione su un’altra parte del corpo. E se il dolore diventa insopportabile, regola la postura, se necessario.
- Paura
Non raramente, possono sorgere panico o paura. In tal caso, prova a spostare l’attenzione verso qualcosa di fuori del corpo, come l’aria che sibila dentro e fuori le narici o i suoni dell’ambiente circostante. Ma non sforzarti di prestare attenzione a tutto ciò che potrebbe essere causa di disagio emotivo. E se è troppo intenso, apri gli occhi o prenditi una pausa.
MEDITAZIONE: meditare mentre si cammina
La meditazione camminata è particolarmente indicata per i momenti in cui siamo particolarmente agitati o semplicemente carichi di energia. Non sempre, infatti, è facile potersi fermare e sedersi su un cuscino, anche se ne sentiamo la necessità. La meditazione camminata è dunque perfetta perché può essere praticata in ogni momento e in ogni situazione.
Come fare:
- Inizia in piedi e mettiti a tuo agio in una posizione diritta, ben bilanciata sulle gambe e rilassata.
- Tieni la testa alta e gli occhi aperti e leggermente abbassati come se guardassi un punto a circa due metri dai tuoi piedi.
- Inizia a camminare lentamente, passo dopo passo, con attenzione.
- Inspira e solleva il tallone del piede sinistro, alza il piede, muovilo avanti lentamente e appoggialo giù. Mentre appoggi il piede sinistro, espira.
- Recita mentalmente così: “Inspirando mi calmo, espirando sorrido”.
- Percepisci il contatto del piede col terreno e il centro di gravità all’altezza dei fianchi che si sposta sull’altro piede.
Quindi inspira e solleva il piede destro e prosegui la camminata in consapevolezza, inspirando ed espirando e sincronizzando il movimento col respiro. Quando cammini, coordina la respirazione con i passi, fai attenzione al contatto dei piedi con la terra, al movimento delle gambe, a ciò che ti circonda, agli odori, ai suoni che percepisci.
Questo modo di scomporre la camminata in diversi momenti ti permette di muoverti nello spazio in modo non automatico, come un automa o un sonnambulo. In questo modo partecipi attivamente, consapevolmente ad ogni singolo movimento: percepire tutte le sensazioni e ogni passo ti rende vigile.