Yoga TherapyPratica

Elogio dello sbadiglio

di Maurizio Morelli

Illustrazioni di Adriana Farina

 

Su internet, alla voce “cause dello sbadiglio” si trovano varie teorie. Si sbadiglia per ossigenare il sangue, per raffreddare il cervello, per distendere l’albero respiratorio, per rilassarsi, per noia e stanchezza, per aumentare lo stato di vigilanza e molto altro. Tutte queste spiegazioni, però, non parlano veramente della causa dello sbadiglio, ma ipotizzano o dimostrano solo effetti da esso determinati. Considerare gli effetti come causa crea confusione e quindi è necessario cambiare prospettiva.

Un gesto atavico

 

«Se la nascita non è affrettata o forzata, il neonato attiva la respirazione, nei primi contatti con l’aria esterna, attraverso una sequenza di profondi sbadigli». È ciò che afferma il rinomato etologo Desmond Morris nel suo libro “Osservare il bambino” (Mondadori). Questo significa che, se rispettato nel suo ingresso al mondo, il neonato non piange, ma sbadiglia piacevolmente. Si può dunque affermare che la causa dello sbadiglio è legata alla necessità di collegarsi alla respirazione, per potere poi svolgere le altre funzioni vitali. Lo sbadiglio è la modalità naturale del primo respiro e rappresenta anche il modello di respiro perfetto. Ciò spiega la causa prima dello sbadiglio, ma non perché si continua a ripetere questo gesto per tutta la vita. Anche gli animali sbadigliano, pure i pesci che non hanno bisogno di raffreddare il cervello. L’universalità dello sbadiglio dovrebbe far capire che si è di fronte a qualcosa di significativo, che ci collega a energie ancestrali. Un gesto impregnato di un intenso potere rigenerante e capace di ricreare equilibrio. I numerosi effetti benefici correlati allo sbadiglio dimostrano che si tratta di una medicina potente, che agisce dove e come è necessario, con effetti diversi e talvolta apparentemente contradditori, ma funzionali a chi ne trae beneficio. Solo un respiro perfetto può essere panacea universale e lo sbadiglio è proprio questo.

Guida sicura

 

Per chi pratica yoga, lo sbadiglio può rappresentare una guida interiore e sicura nella respirazione completa, il fondamento dell’arte del pranayama. Riguardo agli asana si può avere il riferimento dell’insegnante, con le sue indicazioni verbali, oltre a foto e video arricchiti di consigli e suggerimenti. Per ciò che concerne la respirazione, invece, si è meno favoriti. Ciò che si percepisce dall’esterno è limitato e, collegarlo al procedimento interno, non sempre risulta facile e immediato. La possibilità di una guida interiore, di un modello naturale e completo, è sicuramente un’opportunità da sfruttare al massimo, e questo rimanda allo sbadiglio.

Una prova empirica

sbadiglio 1sbadiglio 2Osservate cosa succede mentre vi lasciate andare, in modo naturale, al rigenerante piacere di sbadigliare. Nella fase inspiratoria, la mandibola si apre, il diaframma scende fino al punto più basso e l’addome si rilassa e si espande anteriormente e lateralmente. Segue l’espansione del torace, dalle costole fluttuanti verso l’alto, sino alle clavicole; al contempo l’addome rientra un poco. Lo scivolamento della gabbia toracica verso l’alto è minimo, mentre è massima l’espansione laterale. La pressione del respiro è scaricata lateralmente e non verso l’alto: le spalle si sollevano impercettibilmente e si aprono a ventaglio. Questo evita pressioni sugli organi della testa (sarebbe lo stesso anche operando a bocca chiusa). Nell’espirazione la gabbia toracica scivola dolcemente verso il basso, il diaframma si rilassa e, in fase finale, c’è una delicata spinta indietro della muscolatura addominale che favorisce l’espulsione dell’aria viziata dal naso. Nella respirazione yogica completa si deve muovere il respiro allo stesso modo, sostituendo il gesto spontaneo e involontario con quello cosciente e volontario, e facendo filtrare il respiro dal naso anziché dalla bocca, rendendone il flusso uniforme, fluido e rallentato. La più grande difficoltà nella respirazione completa, infatti, sta proprio nell’incapacità di regolare il movimento del diaframma, spesso rigido e contratto, e nel favorire l’espansione laterale anziché la risalita verticale della gabbia toracica. Tutto questo può essere superato osservandosi in modo introspettivo durante lo sbadiglio.

Sbadiglio autoindotto

 

sbadiglio 3Tra i principali benefici di questo atto ancestrale, ci sono la distensione e tonificazione del diaframma, della muscolatura superficiale e profonda di tronco, collo e viso, oltre alla stimolazione e purificazione dell’albero respiratorio, insieme all’instaurarsi di una maggiore presenza mentale con momentanea sospensione del pensiero discorsivo. Il consiglio è, dunque, indurre lo sbadiglio per 3-4 minuti prima di intraprendere la pratica sadhana del pranayama. La posizione migliore è quella eretta, con i piedi paralleli separati quanto i fianchi, e le braccia distese in alto, con i palmi delle mani che si guardano (tale postura favorisce la distensione diaframmatica e innesta lo sbadigliare). Talvolta, lasciarsi andare a questo gesto può essere inibito da considerazioni culturali. Infatti, per ignoranza dei benefici, ed essendo lo sbadiglio considerato un gesto di noia, stanchezza e sonnolenza, si impara a contenerlo e nasconderlo. Non è necessario violare il galateo per riuscirci, ci sono situazioni in cui ci si controlla e altre in cui ci si può sentire liberi di abbandonarsi allo sbadiglio senza inibizioni. In una sessione di yoga, in cui tutti i partecipanti siano stati resi edotti circa i vantaggi di questa pratica, non è necessario trattenersi e si vedrà come, allo sbadiglio di uno, seguono rapidamente quelli di tutti gli altri. Lo sbadiglio è contagioso e in grado di creare un senso di appartenenza, unità ed empatia all’interno di un gruppo, un altro elemento positivo che vale la pena ricordare.

Esperimento empatico

Provate a fare un esperimento. Sbadigliate in pubblico (un gruppo di amici o in riunione), coprendovi la bocca con la mano per educazione e guardate quanti vi imitano. Molto probabilmente ci sarà una reazione a catena di respiri profondi e bocche spalancate. E forse state sbadigliando anche voi solo leggendo questo articolo. L’intenzione non è annoiarvi, ma farvi capire quanto sia contagioso lo sbadiglio. In particolare, il fenomeno è più frequente e veloce tra persone con cui si ha un rapporto empatico. È ciò che è stato scoperto da una recente ricerca scientifica dell’Università di Pisa e dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio Nazionale delle ricerche (Istc-CNr). Lo studio ha dimostrato che la rapidità di contagio è maggiore quanto più stretto è il legame tra chi sbadiglia e chi osserva. Si viene contagiati più rapidamente se a sbadigliare è qualcuno di famiglia, poi gli amici, a seguire i conoscenti e infine gli sconosciuti.

 

Tosse & starnuto

Lo sbadiglio è una, ma non l’unica, delle funzioni accessorie del respiro. Le altre sono tosse e starnuto, anch’esse con il compito di governare il mantenimento di specifici equilibri. Entrambe sono azioni espulsive e liberatorie ed è per questo che, benché la loro funzione primaria sia di tipo meccanico, sono talvolta attivate anche da meccanismi psicologici.

La tosse ha la funzione di liberare le vie respiratorie da ogni sorta di ingombro (muco, polveri, frammenti di cibo, elementi irritanti o potenzialmente patogeni). Il diaframma scende e risale rapidamente, generando un flusso di aria compressa espulsa attraverso la bocca e che favorisce la purificazione dell’albero respiratorio. Anche contenuti psichici fastidiosi possono generare la tosse, in tal caso definita “nervosa”.

Lo yoga propone varie tecniche respiratorie (pranayama) che attivano una funzione purificante simile a quella della tosse. In particolare Bhastrika (“respirazione a mantice”) e Ujjayi (“respirazione sonora”). Effetto simile ha la pratica Uddhiyana Bandha (“innalzamento profondo del diaframma”) che, in caso di muco o elementi inquinanti nell’albero respiratorio, induce momentanei attacchi di tosse liberatoria. Anche nello starnuto il diaframma scende e poi risale molto rapidamente, ma l’aria compressa viene espulsa prevalentemente dal naso. La funzione viene attivata spontaneamente per liberare la mucosa nasale da aggressioni virali o elementi irritanti. Le narici sono i terminali di due Nadi (“canali energetici fondamentali”): Ida (“energia lunare o negativa”) e Pingala (“energia solare o positiva”).

Queste Nadi sono alternativamente attive, una risulta più aperta rispetto all’altra, con intervalli di circa due ore. Il loro dinamismo è fonte di equilibrio energetico. Un’interruzione anche momentanea di questa alternanza è fonte di malessere e debolezza e lo starnuto entra in funzione per ricreare una condizione di salute e circolazione energetica vantaggiosa.

Nello yoga si agisce in modo preventivo, grazie a una tecnica di lavaggio delle narici con acqua leggermente salata (Yala Neti), oppure tramite il passaggio di un filo morbido e arrotondato, previa immersione in olio, latte o semplicemente acqua. In questo modo si prevengono i raffreddori, si mantengono libere le narici e così equilibrate le polarità energetiche, con l’effetto di maggior chiarezza mentale e incremento della salute generale.

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