Un equilibrio costante
di Simona Acquistapace // illustrazione di Adriana Farina
Per equilibrare una forza, è sempre necessaria una contraria di pari intensità. Questo principio elementare trova applicazione in ogni aspetto della vita dell’uomo. Nei rapporti, opinioni differenti generano contrasti che, se superati, portano a risultati insperati. Nell’organismo, gli scambi tra le cellule sono permessi dalle differenze di potenziale. Nel movimento, il corpo è alla continua ricerca di equilibrio e questa ricerca dà benessere. «Mettere in moto il proprio corpo in armonia con la natura e i suoi ritmi è un autentico atto di consapevolezza – sottolinea Enrico Mariani, medico antroposofo, specialista in medicina dello sport e scienza dell’alimentazione – Una costante at tività f isica è uno degli aspet ti fondamentali della salutogenesi, ovvero della tensione consapevole verso scelte di benessere fisico, psichico e sociale». Chi fa una vita sedentaria finisce per diventare sordo alle richieste del proprio corpo. Ma non è un processo irreversibile: «Basta ricominciare a camminare, con costanza, meglio se nella natura, per predisporsi di nuovo all’ascolto del proprio respiro, del battito del cuore, del contatto del piede con il suolo. E “risintonizzarsi” su se stessi», conferma Mariani.
Homo erectus, Homo funambulus
Una conquista infinita. Per l’uomo, la posizione eretta non è un dono di natura, ma un processo di apprendimento. Il bambino che si solleva per la prima volta dal pavimento non lo fa per istinto, ma per imitazione degli altri esseri umani che si ergono intorno a lui in posizione verticale. La posizione eretta è, evolutivamente parlando, una scelta di responsabilità e libertà dell’uomo che, a differenza dell’animale, non è tutt’uno con l’ambiente che lo circonda, ma è alla continua ricerca di un equilibrio tra la propria identità e il mondo intorno. In questo cammino, ha modificato la sua postura nello spazio, ha liberato gli arti anteriori dal peso e procede sospeso nel vuoto, gestendo continuamente le sue forze di equi l ibrio, come un eterno funambolo. «Nel rispetto di questa specificità del movimento umano, occorre trattare con cura e attenzione il proprio sistema motorio, che ci consente di trovare sempre nuovi e superiori momenti di equilibrio» è l’invito diStefano Pederiva, farmacista antroposofo.
Respirare la salute
Il movimento è una pratica salutogenica, ovvero non una semplice prevenzione delle malattie, ma una delle espressioni di un’assunzione di responsabilità individuale nella cura della salute. «In quest’ottica, l’attività aerobica può costituire un momento vitalizzante, perché rende consapevoli di come l’organismo sfrutta l’energia che gli viene dall’aria e dagli alimenti», suggerisce Mariani. In un’attività fisica di resistenza come la corsa, infatti, si instaura una vera e propria respirazione interna, la respirazione cellulare, in cui l’ossigeno veicolato dal sangue raggiunge le cellule degli organi interni insieme all’energia derivante dagli alimenti. L’ossigeno e l’energia alimentare entrano infine nei mitocondri, le microscopiche centraline dove avvengono le reazioni chimiche che producono energia metabolica aerobica. «Questa respirazione è importantissima per il mantenimento della salute, perché l’ossigeno, attraverso i mitocondri, fa respirare i muscoli e anche gli altri organi», sottolinea Mariani. Un allenamento aerobico, dunque, abitua l’organismo a sfruttare in questo modo l’energia. Chi ha abitudini di vita sedentarie può porsi un obiettivo abbastanza semplice e alla sua portata: 10mila passi al giorno, meglio se nel verde, ma anche per la città, magari modificando e allungando i propri percorsi abituali. Il contapassi sarà un alleato per monitorare il raggiungimento dell’obiettivo. Per chi fa yoga e ha ovviamente già una qualità respiratoria superiore, è utile integrare la pratica con camminate in ambienti naturali, a diretto contatto con il Prana: walking e trekking svolti con assiduità sono alleati ideali.
L’euritmia
Una forma d’arte del movimento dalle possibili applicazioni terapeutiche e pedagogiche: l’euritmia è stata teorizzata da Rudolf Steiner, il padre dell’antroposofia, agli inizi del Novecento e ha come obiettivo rendere visibili le leggi interiori proprie del linguaggio e dei suoni musicali. È una ricerca dei movimenti atti a esprimere il fraseggio della lingua parlata (dal singolo suono sino al discorso), sulla cadenza del ritmo musicale, con i suoi toni e intervalli: ciò che normalmente è sperimentato solo dalla laringe e dall’orecchio, può così risuonare nell’uomo intero. Nell’euritmia curativa questi movimenti vengono modificati in modo da agire su colui che li esegue e da attivare le forze che stanno a fondamento del funzionamento dell’organismo. La persona, il medico e il terapista specializzato collaborano per avviare un processo di autoguarigione consapevole, che integra corpo e anima. Come terapia, l’euritmia è consigliata soprattutto per le malattie degli organi interni, dell’apparato locomotore, per i disturbi della vista, dell’udito e del linguaggio. Se parola e musica trovano una nuova espressione nel movimento, arrivano ad agire direttamente sulla costituzione umana formandola ed educandola. Per questo nelle scuole Steiner-Waldorf l’euritmia viene insegnata, secondo un proprio programma, dall’asilo sino al compimento del ciclo di studio.