Il Panchakarma, una purificazione integrale
Combatte depressione, stress e la stanchezza tipica di questo periodo. Ringiovanisce il corpo e ricarica di nuove energie. Il Panchakarma è un trattamento unico che promette effetti straordinari, in grado di ripristinare un benessere totale e duraturo. Panchakarma significa “cinque azioni”, quelle che, secondo l’Ayurveda, ogni persona, dovrebbe compiere, almeno una volta all’anno, per disintossicare l’organismo, rimuovere vecchi blocchi emotivi e riequilibrare le energie vitali purificazione in eccesso. Si tratta di cinque trattamenti di “pulizia” profonda in grado di curare molti disturbi e mantenere il corpo giovane e in salute. Secondo la millenaria tradizione vedica, il Panchakarma durava ben 45 giorni. Oggi, invece, questo periodo è stato ridotto a una settimana. Ma, un programma così intenso non è di facile esecuzione. È indispensabile, perciò, seguire prescrizioni e consigli degli esperti e non sottovalutare ogni minima controindicazione. Mentre è sempre sconsigliato il fai-da-te. ideale a primavera Ma quando è bene ricorrere al Panchakarma e quando, invece, evitarlo? «Il Come_nuovi_2Panchakarma – spCombatteiega Swami Joythimayananda, medico ayurvedico – è consigliato a tutti in primavera. Ma, in caso di un disturbo, si può fare in qualunque periodo dell’anno. È bene attenersi sempre ai consigli di un esperto vaidya (medico ayurvedico). Il momento più adatto, infatti, deve essere scelto con cura, tenendo conto delle condizioni fisiche del paziente. Se quest’ultimo non è pronto o se ci sono controindicazioni è meglio rimandare. Solo se eseguito correttamente, infatti, il Panchakarma produce risultati straordinari». Il medico ayurvedico, durante la sua visita, deve individuare la costituzione del paziente e i suoi disturbi, ma anche valutarne la forza (bala), necessaria per eseguire ogni passo del trattamento che, comunque, è sempre personalizzato. «La visita – continua Joythimayananda – si esegue interrogando, osservando, palpando e ascoltando. Fondamentale l’ascolto del polso. Ogni pratica, poi, deve essere regolata sulla base delle singole costituzioni fisiche e psichiche. Infine, prima di accedere alle cinque pratiche fondamentali del Panchakarma, occorre predisporre corpo e mente del paziente attraverso alcune terapie preparatorie».Terapie preparatorie
Le “cinque azioni”
VIRECHANA: terapia purgante. Pulisce l’intestino tenue e riequilibra pitta, l’energia che presiede le funzioni digestive e metaboliche. Che cosa cura. Giova a febbre cronica, malattie della pelle, intossicazione, parassiti intestinali, anemia, perdita e ingrigimento precoce dei capelli e ai problemi dovuti a uno squilibrio di pitta. Come si pratica. La sera prima del trattamento si cena con un piatto di kichadi (riso, lenticchie e ghee). Il mattino seguente, a stomaco vuoto, si bevono uno o due bicchieri di un decotto lassativo a base di erbe. Quindi si digiuna, bevendo, nell’arco della giornata, circa due litri di rasam, una bevanda calda. L’effetto purgante è assicurato. Infine, dopo circa sei ore, si assume un piatto di riso stracotto, con patate e ghee.
VAMANA: terapia emetica (che provoca il vomito, ndr). È la pratica più importante del Panchakarma. Pulisce stomaco e polmoni da ama, le tossine derivanti dalla cattiva digestione, e riequilibra kapha, l’energia che governa il sistema immunitario. Che cosa cura. Elimina blocchi emotivi ed energetici. Cura asma, pigrizia, depressione, insoddisfazione, vecchi pensieri non digeriti (compreso il karma). Combatte i disturbi kapha. Come si pratica. La sera prima del trattamento si cena con riso molto cotto, con l’aggiunta in parti uguali di yogurt, zucchero o salgemma e ghee (pietanza che ammorbidisce i capillari del canale alimentare). Il mattino della pratica, invece, si assume yogurt con zucchero. Quindi, dopo il rituale canto di un mantra, si bevono uno o due bicchieri di un decotto che provoca la nausea. Infine, si beve un preparato ottenuto facendo bollire una tazza di liquirizia in quattro litri d’acqua o di latte. L’effetto è immediato e, insieme al liquido ingerito, si rigettano tossine e impurità del passato comprese emozioni trattenute, rabbia, dolore, paura e odio. Tutto dura 30 minuti. Segue un momento di relax. Infine, dopo un massaggio su addome e petto con olio caldo, si ha la percezione di una vera “rinascita”.
BASTI: terapia di oleazione. Si trattengono oli erbalizzati nell’intestino retto. Il clistere medicato elimina ogni tossina, anche quelle emotive. Riequilibra i dosha e pacifica vata, che regola le funzioni fisiologiche. Che cosa cura. Combatte stress e tensione. Allevia gastriti, ulcere, artrite, disturbi sessuali, febbre cronica, dolori intercostali, calcoli renali, mal di schiena, nevrite e sciatica. Giova ai disturbi provocati da un eccesso di vata. Come si pratica. Si lava il colon con un litro e mezzo di acqua bollita insieme a un mix di erbe e, poi, filtrata. Il decotto, così ottenuto, viene iniettato tiepido nel retto. Quindi si trattiene per 5-6 minuti facendo degli esercizi mirati. Infine, si evacua. Poi, alla sera, prima di coricarsi, si fa un clistere di olio medicato da trattenere tutta la notte.
NASYA: pulizia delle vie nasali. Purifica il sistema nervoso e mantiene attive le funzioni motorie e sensoriali. Riequilibra l’energia mentale e risveglia il prana. Che cosa cura. Giova a disturbi mentali, sinusite, epilessia, emicrania, disfunzioni visive e uditive, migliora la respirazione. Aumenta memoria, concentrazione e lucidità. Come si pratica. Si inspirano medicamenti in polvere in entrambi le narici. Oppure, secondo il rimedio prescelto, si iniettano oli medicati.
RAKTA MAKSHA: purificazione del sangue. Le tossine del tratto gastrointestinale sono assorbite dal sangue e messe in circolo per tutto l’organismo. Questa intossicazione è causa di vari disturbi. L’estrazione di una piccola quantità di sangue venoso, allora, stimola la milza a produrre sostanze antitossiche e allerta il sistema immunitario. Che cosa cura. Combatte infezioni, ipertensione, problemi circolatori, herpes, eczemi e acne. È consigliata anche in caso di gotta, ingrossamento di fegato o milza. Come si pratica. Al mattino, a digiuno e dopo un pediluvio, si lega attorno all’alluce un laccio di gomma. Quindi, con un ago sterile, si punge la punta del dito e si fa fuoriuscire un po’ di sangue. Il medico, osservando il sangue, valuta lo stato di salute del paziente e consiglia rimedi erboristici o gemmoterapici. Al termine di questa settimana di purificazione profonda vi sentirete come nuovi. Parola di vaidya.
Una settimana in ashram
Dove
Ashram Joytinat, via Ripa 24, (An) tel. 071/679032; www.joytinat.it