AntroposofiaBenessere psicofisico

Le piante contro il raffreddamento

di Simona Acquistapace

 

«Non sto bene, ho tosse e raffreddore, forse in ufficio mi hanno attaccato il virus che gira adesso…». «Sì, ho sentito che c’è un virus che dà febbre e mal di testa…». Queste sono frasi che ascoltiamo o pronunciamo quasi ogni giorno, soprattutto nella stagione invernale. Al punto da crederle verità assolute. «Ma non è così, non ci ammaliamo perché andiamo a sbattere contro un nemico misterioso fuori dal nostro controllo», smentisce Emilio Zavattaro, pediatra e medico antroposofo. «Intendiamoci, non è che i virus e i batteri non esistano. Ma sono diventati la scusa per cui l’uomo non rivolge più lo sguardo verso il cielo stellato, verso la natura, per comprendere qualcosa della sua vita, della sua salute e della malattia». È invece proprio questo l’invito della medicina antroposofica fondata sul pensiero di Rudolf Steiner, che ha un approccio al benessere basato sull’osservazione di sé e dei modelli che ci offre la natura. Le malattie da raffreddamento sono un buon esempio: si possono affrontare con successo grazie agli strumenti che il mondo vegetale e il nostro stesso organismo ci mettono a disposizione.

 

Reagire all’inverno

Per la medicina antroposofica, le malattie da raffreddamento rappresentano la reazione dell’organismo a un elemento estraneo penetrato in eccesso, il freddo appunto, che viene prima dei virus e dei batteri. Questi microorganismi patogeni sono l’ultimo elemento che compare prima della malattia, che in realtà si prepara da molto prima. Aria fredda e buio sono le caratteristiche essenziali dell’inverno, a cui il nostro corpo deve rispondere. È quando non sa farlo bene o non sa più farlo che lascia aperta la porta, alla fine, a virus e batteri: che dunque non sono le cause, ma gli effetti finali di un indebolimento già in atto.

 

“Indigestione” di freddo

«L’organismo umano è un’unità in sé conchiusa, che dialoga con il mondo esterno, ma che attivamente se ne mantiene distinta. Ogniqualvolta un elemento estraneo penetra nell’uomo, si produce un’attività volta a mantenere costante l’individualità, l’umanità dell’organismo stesso», premette Zavattaro. Che ci fa qualche esempio: quando introduciamo del cibo, non possiamo assorbirlo e farlo entrare nel sangue così com’è, dobbiamo digerirlo, cioè ridurlo a piccole unità che poi assimiliamo (assimilare = rendere uguali a se stessi), umanizzandolo; se una scheggia penetra all’interno del corpo esso reagisce per eliminare il corpo estraneo; se l’organismo viene a contatto con dell’aria fredda deve poterla assorbire così come fa con un cibo e se non ce la fa, se fa “indigestione” di freddo, produrrà una reazione. In tutti i casi in cui l’organismo reagisce per mantenere la sua individualità, la sua umanità rispetto a un corpo estraneo, sia si tratti di un cibo, sia si tratti di un frammento materiale, di un’energia in eccesso o di un microorganismo, l’attività che esso produce e attraverso cui si autoguarisce è sempre la stessa: una produzione di calore, una infiammazione.

 

Il calore che cura

La risposta che l’organismo umano dà per mantenersi vitale e libero da corpi estranei è l’infiammazione. Possiamo paradossalmente sostenere che tutti i sintomi che vediamo in atto nelle malattie da raffreddamento non sono altro che il vero processo di guarigione: la febbre, i brividi che producono altro calore, l’aumento di muco dalle vie aeree che rappresenta una sorta di eliminazione, così come l’aumento di sudorazione. E se questo è il processo di guarigione, allora dobbiamo non già inibirlo ma sostenerlo. È un lavoro che l’organismo fa, spesso anche faticoso. Alla medicina antroposofica, che di questa immagine si fa portatrice, appare più sensato sostenere questo lavoro piuttosto che inibirlo. Come? Agendo preventivamente per mantenere in efficienza quell’insieme di forze che mantengono sano l’uomo in inverno, che possiamo chiamare le forze di calore e di luce. Per farlo, occorre lavorare sull’alimentazione, sul ritmo di vita, sull’abbigliamento, sul movimento, sulla vita di relazione, insomma sull’igiene di vita. E aiutandoci con alcune piante da cui possiamo imparare molto.

 

Le 3 regole

In caso di malattia da raffreddamento, indipendentemente che si tratti di raffreddore febbrile con mal di gola e mal di testa oppure con dolori ai muscoli come nell’influenza, vi sono tre regole d’oro per una cura che sostenga la fase di sana reazione dell’organismo:

1- Dieta senza proteine animali, ricca di liquidi

2- Riposo a letto

3- Clistere di camomilla tiepida nella fase di febbre alta

Queste regole rappresentano i provvedimenti di base per sostenere la fase reattiva dell’organismo: risparmiare le forze vitali dall’impegno nella digestione; riposare il corpo togliendogli il compito di mantenere la posizione eretta; stimolare il sistema immunitario presente nelle cellule della mucosa intestinale al contempo idratando e rinfrescando l’organismo.

 

Bambini e adulti

Riguardo alle malattie da raffreddamento, occorre fare un necessario distinguo tra adulti e bambini. In quest’ultimi, esse rappresentano un’esperienza evolutiva, cioè la possibilità di far lavorare e maturare il proprio sistema immunitario, al punto che cinque o sei episodi febbrili acuti infettivi in un inverno vanno considerati come la “fisiologica attività” per acquisire la competenza immunitaria. Il lavoro del bambino, specie nel primo settennio di vita, consiste nell’ammalarsi spesso in inverno ma, soprattutto, nel combattere bene e guarire bene. Per l’adulto, che ormai ha già acquisito una maturità immunologica, si tratta invece di una debacle del suo organismo di calore, o perché costituzionalmente predisposto o a causa di uno stile di vita poco sano che lo indebolisce. In entrambi i casi abbiamo delle opportunità per agire, sia in fase di prevenzione sia in fase di malattia acuta, in modo coerente alle esigenze dell’individuo. Prevenzione per il bambino significa rafforzare il suo organismo di calore e luce per far sì che se si ammala possa guarire bene. Prevenzione non significa quindi garanzia di non ammalarsi, bensì affinamento delle capacità di risposta. Per l’adulto, che questo percorso evolutivo lo ha già compiuto, l’obiettivo della prevenzione è di mantenere armonicamente l’equilibrio, confidando quindi di non ammalarsi o di ammalarsi poco.

 

Le piante modello

La natura offre molti spunti, se li si sa cogliere, per aiutarci nell’azione preventiva nei confronti delle malattie da raffreddamento. Alcune piante sono dei fantastici alleati: e lo capiamo osservando il loro modo di comportarsi in natura e trovando il ponte che le può collegare alle funzioni dell’organismo umano. Per sostenerci nell’affrontare la stagione fredda, l’aiuto viene da olivello spinoso, abete, echinacea angustifolia, camomilla, calendula, licheni.

 

Olivello spinoso

La caratteristica essenziale di questo arbusto è la sua capacità di resistere in condizioni di difficoltà ambientale, sviluppando grande vitalità e incamerando luce e calore. E questo rappresenta per l’antroposofia uno spunto terapeutico per sostenere l’organismo umano quando si trova in identiche condizioni. Si può assumere nel corso dell’autunno e dell’inverno sotto forma d i sciroppo (Vital di Weleda) per rafforzare i l sistema immunitario e assicurare all’organismo il pieno di vitamine e di acido folico, indispensabile in gravidanza.

 

Abete

Un altro elemento vegetale dall’effetto preventivo è l’abete, della famiglia delle conifere. Per la loro capacità di formare oli essenziali e resine nella pianta e oli grassi nei frutti, mostrano un’intensa affinità con il calore. Vi sono diverse famiglie in grado di fare ciò, ma le conifere lo fanno negli habitat più freddi, generando essenze, balsami e resine. Queste sostanze favoriscono nell’uomo il rafforzamento dell’organismo di calore. L’estratto di aghi di abete utilizzato in emulsione per bagno, Bagno balsamico all’Abete Weleda, attiva l’organismo di calore, in particolare in direzione dei bronchi. Un bagno caldo alla settimana per tutto l’inverno crea un’azione sinergica con l’assunzione quotidiana di Olivello spinoso per contrastare la tendenza alle malattie da raffreddamento, specialmente nei bambini predisposti alle bronchiti.

 

Echinacea, camomilla, calendula

Echinacea, camomilla e calendula, insieme, rappresentano le tre caratteristiche del processo di funzionamento del sistema immunitario. E insieme possono contribuire a rafforzarlo. Si parte dall’osservazione che nel sistema di difesa dell’organismo c’è una fase percettiva (neurosensoriale), che riconosce le sostanze estranee; una metabolica, che le distrugge digerendole; e una che si può definire oscillatoria, del pareggio ritmico delle due precedenti. L’echinacea nel suo sviluppo ricorda il processo neurosensoriale: riconosce i potenziali agenti patogeni. La funzione metabolica è rappresentata da un’altra composita: la camomilla, in grado di sostenere lo smaltimento delle scorie. Altra pianta dalle proprietà immunostimolanti è la calendula officinalis, un’asteracea, che riequilibra e potenzia l’azione delle due precedenti. Il mix di queste tre piante è un rimedio che racchiude in sé il modello della fisiologia del sistema immunitario. Weleda propone un composto a base di radice di camomilla, pianta intera di echinacea angustifolia e fiori di camomilla, che prende il nome di Echinadoron. Adatto a una somministrazione prolungata nel tempo, da ottobre a febbraio, “addestra” il sistema immunitario a risposte pronte e flessibili.

 

Licheni

Quando entra del freddo estraneo, l’organismo reagisce con processi infiammatori, quali il catarro. Il lichene da un lato con le sue mucillagini calma e raffredda, dall’altro “scioglie” il catarro. Nel Melato di Licheni Weleda sono riuniti al miele quattro tipi di licheni la cui struttura rivela una maggiore affinità con aria, acqua, terra e calore, per comporre così un “superlichene” in grado di regolare la produzione di muco nelle vie aeree. Un composto per tutte le tossi catarrali e secche.

 

Cos’è l’organismo di calore

L’essere umano è caldo: ha in sé un calore originario che viene alimentato e mantenuto costante dai suoi organi, indipendentemente dalla temperatura dell’ambiente circostante (omeotermia). Secondo l’antroposofia, questo meccanismo di produzione del calore è un vero e proprio organismo, l’organismo di calore, specifico dell’uomo ed espressione dell’azione della sua parte spirituale nei confronti del corpo. Questa “valorizzazione” filosofica del calore ha importanti conseguenze nell’approccio alla salute: preservare il buon funzionamento e la buona distribuzione del caldo nell’organismo è un fattore di benessere. Non solo: va cambiato l’atteggiamento verso i fenomeni infiammatori dell’organismo, quali la febbre. Da non considerare nemici da combattere, ma segnali di importanti processi di autoguarigione messi in atto dalla persona, intesa come unità psicocorporea.

 

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