A scuola di sessualità
di Monica Piccini
È il Tantra, una disciplina che insegna attraverso erotismo ed emozioni ad allargare i propri orizzonti.
Per espandere la propria consapevolezza e avvicinarsi il più possibile all’illuminazione (termine che in Occidente si può tradurre con “unione con Dio”) anche la sessualità può servire nell’intento. È quel che promette l’antica disciplina del Tantra che insegna a conoscere meglio se stessi e gli altri attraverso emozioni ed erotismo. Spesso erroneamente intese come interminabili sessioni tra le lenzuola, «le pratiche tantriche non sono sesso con un po’ di meditazione, ma il contrario: meditazione con un po’ di sesso», sintetizza con accento teutonico Elmar Zadra, l’ex consulente aziendale che, insieme a sua moglie Michela, da 16 anni organizza seminari sull’argomento nella sede dell’istituto Maithuna (www.maithuna.it) fondato dalla coppia ad Anghiari vicino Arezzo e ritrovo di molti appassionati tantristi. È con lui che approfondiamo l’argomento.
Quali sono gli ingredienti principali per espandere la propria consapevolezza (che è poi il significato del termine Tantra)?
«La via maestra è la meditazione, che significa osservare con la propria coscienza tutto quel che succede dentro di sé: pensieri, sensazioni corporee, principalmente la respirazione, ed emozioni. Si comincia dal mettersi seduti e dall’osservare la propria respirazione che, prolungata nel tempo, piano piano cambia e diventa più fluida. E inizia a coinvolgere parti sempre più numerose del corpo. Chi respira con il torace, per esempio, comincia a sentire la respirazione anche nell’addome e viceversa. All’inizio potrebbe non esser così facile concentrarsi sulla respirazione lasciando andare pensieri e preoccupazioni. L’importante è fare il primo passo ed essere costanti. Quanto alle sensazioni corporee, all’inizio si sentono dettagli macroscopici come la schiena che tira o le natiche sul cuscino, poi gradualmente si può arrivare a percepire quella che i tantrici definiscono uno sciame di api, una sottile vibrazione in tutto il corpo. Questo avviene però solo quando il corpo ha abbandonato, quasi completamente, la maggior parte delle tensioni».
A che punto del percorso s’introduce l’elemento sesso?
«La meditazione seduti su un cuscino è una bella cosa, però poi il passo successivo è quello di portare l’intensità della meditazione in tutte le attività della vita. E una delle attività dell’essere umano è il sesso, ma lo stesso discorso vale anche per il camminare, il parlare al telefono».
Forse mi sfugge qualcosa. Nei vostri seminari non c’è un momento in cui i partecipanti vengono invitati all’esplorazione dei genitali, come ho letto in un articolo?
«Sì, c’è. Diciamo che il Tantra a differenza di altri percorsi spirituali è l’unica disciplina che ha esteso la consapevolezza anche al sesso, e tutti si sono concentrati su quest’unico aspetto».
Capisco. Ma per chi è interessato, come si svolgono i vostri corsi?
«Meditiamo e facciamo una serie di esercizi dedicati a conoscere il corpo su un piano interiore (soprattutto nei primi incontri), sensibilizzandosi sulle sensazioni individuali, per poi passare a percepire la relazione di coppia».
E se uno partecipa da solo?
«Anche chi non è in coppia fa sesso, dicono».
Se una persona vuol risolvere un problema con il partner lo deve portare o può ottenere gli stessi risultati lavorando su se stesso?
«Se si è in due è meglio frequentare entrambi perché è la coppia che fa il processo».
Oltre all’esplorazione dei genitali quali altri esercizi si fanno nel Tantra?
«Il Tantra non è una serie di attività da fare. Il concetto di sensibilizzazione su cui si basa molti non lo capiscono».
Io penso di comprenderlo: ci potrebbe spiegare meglio?
«Ci sono una serie di esercizi che si fanno da soli, per meglio distinguere cosa appartiene a me e cosa al mio partner. Si comincia, per esempio, con lo sciogliere i blocchi emozionali nel bacino o nel petto. Si prosegue con gli esercizi di respirazione per poi arrivare a lavorare sulla relazione di coppia su quattro diversi piani: corporeo, emotivo, mentale e spirituale. In questa fase, per esempio, chiediamo a un partecipante: “che cosa provi di fronte alla donna che hai davanti?”. Successivamente chiediamo: “che cosa senti nel corpo quando provi questa sensazione?”.Già tale distinzione tra pensieri, emozioni e sensazioni corporee produce una certa chiarezza dentro di lui. Perché spesso quando diciamo “ti voglio bene”, si tratta di parole pensate nella mente, senza che ci sia alcuna reazione corporea. Molte persone che si amano vivono nel mondo dei pensieri e poco nel fisico. L’amore ha la sua sede nel cuore e finché uno non sente nel cuore bisogna continuare a fare esercizi».
Che si traducono in…
«Muoversi a ritmo di musica, massaggiarsi e, nelle pratiche erotiche, toccarsi in modo più lento del normale (nel corso in cui esploriamo il punto G per esempio il rituale dura 4 ore): tutto questo aiuta a conoscersi. Si passa poi a osservare le cosidette dinamiche di coppia. Con il tempo, in una relazione, si mettono in atto comportamenti prevedibili, forme di automatismo. Uscire da questo meccanismo permette di capire cosa realmente si desidera, a prescindere da quello che l’altro pensa o fa».
Dal suo osservatorio privilegiato qual è la scoperta più inconsueta che ha tratto sul piacere e l’amore?
«L’aver capito che i nostri limiti sono condizionati e non assoluti. Sono abitudini che si possono varcare. Questo vale per il piacere, per il dolore e anche per l’amore. Alcune persone che non hanno difficoltà nel sesso hanno invece problemi ad amare. Come il piacere, anche l’amore, per chi fa fatica a lasciarsi andare, può essere fastidioso su un piano fisico. Guardare qualcuno negli occhi che ti dice “ti amo” comporta una restrizione nel petto, così come la stimolazione del punto G inizialmente risulta fastidiosa per i due terzi delle donne. Andare oltre ciò che si conosce di sé non è per nulla facile. Aprirsi all’energia dell’amore e del sesso, lasciarsi impregnare fino ad arrivare ai limiti, per scoprire ciò che ci aspetta al di là della coscienza ordinaria. Questo è il Tantra».
Coppia tantrica
Elmar Zadra, esperto in finanza e organizzazione aziendale nato 53 anni fa a Bolzano, e Michaela Gossnitzer, architetto di 44 anni, si conoscono a Vienna circa 25 anni fa. In viaggio tra ashram indiani e monasteri tibetani rimangono affascinati dal Tantra, l’unione uomo-donna nella via spirituale. Sposati e con una figlia di 24 anni, da 20 vivono in Italia dove organizzano corsi introduttivi e avanzati in cui insegnano il Tantra. La coppia è anche autrice di libri come “Il punto G: Guida tantrica al mistero della sessualità femminile” (Sperling&Kupfer), “Tantra per due: Una guida per la felicità della coppia” (Mondadori) e “Tantra e Meditazione” (Rizzoli).