Gambe leggere
di Daniela Cazzola
Gambe pesanti e piedi gonfi vi stanno rovinando l’estate? La causa è la ritenzione idrica, ossia la tendenza a trattenere liquidi all’interno dell’organismo. Alla base c’è una cattiva circolazione sanguigna e linfatica che, complice il caldo, tende ad acuirsi proprio nei mesi estivi. «Il sistema linfatico è una sorta di spazzino incaricato di raccogliere i liquidi di scarto presenti nei tessuti per portarli ai linfonodi, dove vengono depurati e reimmessi in circolo -spiega Riccardo Mentasti, Presidente di A.I.M.A., Associazione Italo-Indiana Massaggio Ayurvedico- Quando questo meccanismo non funziona a dovere, i liquidi ristagnano e generano fastidiosi gonfiori soprattutto a carico degli arti inferiori».
Il linfodrenaggio ayurvedico
Che cosa si può fare per ridurre gli edemi e mantenere in forma le gambe? La risposta dell’Ayurveda si chiama Neerabhyangam. «In sanscrito la parola Neer significa linfa, mentre Abhyangam vuol dire esercizio per il corpo -illustra l’esperto- Neerabhyangam è una vera e propria ginnastica per il sistema linfatico. Si tratta di una tecnica massoterapica che stimola la circolazione linfatica, drenando i liquidi stagnanti e sospingendoli verso i linfonodi». Ideata una trentina di anni fa dal Professor Arya Bhushan Bhardwaj, medico ayurvedico e fondatore del Centro Studi e Ricerche sulla medicina alternativa di New Delhi, trae origine dagli antichi studi ayurvedici sulla circolazione della linfa ed è volta a riequilibrare il dosha Kapha (energia vitale che regola il flusso dei liquidi corporei).
Come funziona
«Ogni seduta dura circa 45 minuti e coinvolge tutto il corpo -precisa Riccardo Mentasti- Per favorire lo scorrimento delle mani il terapista usa oli rigorosamente vegetali, come quelli di sesamo e di mandorle dolci, arricchiti con oli essenziali dalle proprietà drenanti e stimolanti quali Ginger, Rosmarino, Cipresso. Durante la prima fase del massaggio, il ricevente si colloca in posizione supina. Il trattamento ha inizio con le cosiddette “aperture”, leggere pressioni su collo, ascelle, inguine e ginocchia, zone in cui si concentrano i linfonodi. Queste manovre hanno lo scopo di stimolare la funzionalità delle stazioni linfatiche. L’attenzione si concentra poi sulle gambe: alternando movimenti lenti e ritmici di drenaggio e scarico, il flusso della linfa viene delicatamente convogliato verso i linfonodi inguinali, che agiscono come veri e propri filtri. Terminato il massaggio degli arti inferiori, le stesse manualità vengono eseguite anche su addome, torace e braccia: lo scopo è sempre quello di guidare i liquidi stagnanti verso le stazioni linfatiche più vicine. A questo punto, il ricevente viene invitato a girarsi a pancia in giù per consentire all’operatore di trattare con la medesima tecnica la parte posteriore delle gambe e, infine, il dorso». Già dopo la prima seduta, aumenta la diuresi e si avverte un’immediata sensazione di leggerezza. Per ridurre visibilmente i gonfiori e riattivare la circolazione linfatica è consigliato un ciclo di 10 o 12 trattamenti da effettuare preferibilmente due volte alla settimana. Questa tecnica è adatta a tutti, anche alle donne in stato di gravidanza. Uniche controindicazioni, la presenza di febbre o di infezioni acute.
Gli asana più indicati
La pratica regolare dello yoga favorisce il corretto fluire della linfa in tutto l’organismo. In particolare, la sequenza proposta di seguito serve a stimolare il drenaggio dei liquidi.
- Bakasana (Posizione del Corvo).
In piedi, gambe tese e unite, braccia lungo i fianchi. Espirando fletti il busto, facendo attenzione a non curvare la schiena, e appoggia i palmi delle mani sul pavimento, leggermente più larghi delle spalle. Tenendo i piedi uniti, piega i gomiti e le ginocchia, portandole verso l’esterno. Appoggia le ginocchia appena sopra i gomiti e solleva leggermente i piedi da terra. Avvicina i talloni ai glutei e allunga bene la schiena, mantenendola parallela al pavimento. Mantieni la posizione per 30 secondi, respirando regolarmente.
- Makarasana (Posizione del Coccodrillo).
Sdraiata a pancia in giù, piega le braccia una sull’altra davanti alla testa. Appoggia la fronte sul dorso delle mani sovrapposte e rilassa la schiena, distendendo bene tutta la colonna vertebrale. Allarga le gambe di circa venti gradi, rivolgi le punte dei piedi verso l’esterno e allunga bene. Mantieni la posizione per 60 secondi, respirando profondamente.
- Matsyasana (Posizione del Pesce).
Sdraiati in posizione supina con le ginocchia piegate e le piante dei piedi appoggiate a terra. Inspirando, solleva leggermente il bacino e fai scivolare le mani, con i palmi rivolti verso il basso, sotto i glutei. Abbassa i glutei, appoggiandoli sul dorso delle mani. Premi con forza gli avambracci e i gomiti sul pavimento. Espirando, spingi le scapole l’una verso l’altra. Con un’inspirazione profonda solleva il capo e la parte superiore del tronco, inarcando la schiena. Abbandona la testa verso terra e appoggiala al suolo. Infine, distendi le gambe, stirandole bene dai glutei ai talloni. Mantieni questa posizione dai 15 ai 30 secondi, respirando regolarmente. Poi, espirando, abbassa il busto e appoggialo di nuovo al pavimento.
- Paripurna Navasana (Posizione della Barca).
Siediti sul pavimento con le gambe distese. Premendo le mani a terra, appena dietro le anche, piega il busto leggermente all’indietro e fai attenzione a non curvare la schiena. Espira e piega le ginocchia, poi solleva i piedi dal pavimento. Se riesci, distendi lentamente le ginocchia. Solleva le braccia lungo le gambe, tenendole parallele rispetto al pavimento. Con le gambe e le braccia ben tese dovresti formare un angolo di 45 gradi rispetto al pavimento. Mantieni la posizione dai 10 ai 20 secondi, respirando regolarmente. Infine, sciogli le gambe con un’espirazione e siediti in posizione eretta con un’inspirazione.
- Salabhasana (Posizione della Locusta).
Sdraiati con la pancia in giù, la fronte appoggiata a terra, le gambe tese e unite, le braccia lungo i fianchi con i palmi delle mani rivolti verso l’alto. Con un’espirazione solleva contemporaneamente la testa, la parte superiore del busto, le braccia e le gambe: solo le costole inferiori, il ventre e la parte anteriore del bacino rimangono a contatto con il pavimento. Contrai i glutei, mantieni le gambe distese e unite, tendi le braccia all’indietro, allunga la schiena e rivolgi lo sguardo in avanti. Mantieni per 30 secondi, respirando normalmente, poi torna nella posizione iniziale con un’espirazione.
Un’erba tutta da bere
Chi ama tisane e decotti sarà felice di scoprire che la tradizione ayurvedica propone una bevanda altamente drenante, utile per favorire la diuresi e l’eliminazione dei liquidi in eccesso. Prepararla è molto semplice: si versa una tazza d’acqua in un pentolino, si aggiunge un cucchiaino da tè di Shatavari essiccato (una pianta medicinale acquistabile nelle erboristerie ayurvediche), si mette sul fuoco e si lascia bollire per circa 3 minuti. Una volta filtrata, la bevanda può essere dolcificata a piacere e bevuta sia tiepida sia fredda. «È consigliabile consumarla al mattino a digiuno, prima della colazione -precisa Mentasti-. Un ciclo di due settimane è sufficiente per ottenere buoni risultati. Oltre a stimolare il drenaggio, questa erba esercita effetti benefici sull’apparato riproduttore femminile regolando il ciclo mestruale, favorendo la fertilità e aumentando la libido. Non a caso, in sanscrito Shatavari significa “che possiede cento mariti”».